MEDIANO DI SPINTA- dal 1 al 27 Novembre 2011


Scritto da Dino De Bernardis
Venerdì 29 Aprile 2011 17:49

Dal 26 aprile all’8 maggio. Un mediano di spinta, un uomo di quelli destinati al lavoro sporco, oscuro, di portatore d’acqua, nella consapevolezza che non conquisterà mai l’onore della ribalta, il cui destino probabilmente si perderà nell’anonimato di una storia come tante altre.

Teatro 7 srl presenta
Michele La Ginestra in
MEDIANO DI SPINTA
di Michele La Ginestra & Adriano Bennicelli

regia di Roberto Marafante
musiche originali Antonio Di Pofi
con Federica Rizzo (viola), Carla Tutino (contrabbasso), Stefano Calderano (chitarra)
disegno luci Francesco Mischitelli
aiuto regia Morgana Giovannetti
disegni delle sagome Camilla Cuparo

In particolare quello portato in scena da Michele La Ginestra è uno di quei giocatori la cui presenza in campo, a causa anche della mancanza di particolari doti calcistiche, non verrà notata dai compagni di squadra ma, cosa ancora più disonorevole, non risulterà meritevole neanche di una minima attenzione da parte degli avversari, tanto il suo contributo alla propria causa risulta insignificante.
Questo è il pretesto per dare vita ad un incantevole quanto avvincente monologo in cui Michele La Ginestra, con la regia di Roberta Marafante e con la collaborazione di Adriano Bennicelli, porta in scena un uomo come tanti che si confronta con le proprie aspirazioni, i propri amori, le proprie sconfitte e… con un foglio bianco sul quale si gioca un’altra partita, quella di riuscire a vincere le resistenze a scrivere una lettera indirizzata ad un amico “famoso giocatore”, che ha combattuto la propria battaglia con le proprie debolezze.
Alla fine quella lettera verrà scritta e con essa verranno vinte quelle ritrosie alle regole grammaticali circa il corretto uso della punteggiatura, che simpaticamente lo tormentavano, a dimostrazione che quando le cose che si vogliono dire partono dal cuore in qualche modo la forma viene fuori.
E con essa viene vinta anche la ritrosia, che accomuna molti, nel non riuscire a confrontarsi con i propri sentimenti nel timore che questi possano essere in qualche modo non rispettati.
Il monologo si sviluppa lungo una storia che vede la presenza di otto sagome, disegnate da Camilla Cuparo, che rappresentano altrettanti personaggi, come la moglie traditrice, l’allenatore sanguigno, la suora severa ma bonaria, la vivace genuinità di un ragazzino di un villaggio africano ed altri, tutti impersonati dallo stesso La Ginestra, il quale oltre a manifestare una notevole padronanza nell’uso dei dialetti, riesce con superba maestria e grande capacità istrionica a trasformare delle semplici sagome inermi in dei veri e propri personaggi.
L’intero spettacolo viene accompagnato in sottofondo dalle note suonate da tre musicisti, Federica Rizzo (viola), Carla Tutino (contrabbasso) e Stefano Calderano (chitarra), che eseguono le musiche originali di Antonio Di Pofi e si inseriscono apparendo di volta in volta da dietro un velatino grazie al sapiente uso delle luci di Francesco Mischitelli, riuscendo a creare un gradevole clima intimista che valorizza ulteriormente l’intero spettacolo.


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Free Lance International Press

Roma – Mercoledì 04 Maggio 2011 18:42

Mediano di spinta di Michele La Ginestra e Adriano Bennicelli
al Teatro Sette fino all’8 maggio

La parafrasi della condizione umana, di un certo grado di solitudine incolmabile che esiste in ciascuno di noi. Questa è la storia che Michele La Ginestra ha messo in scena al teatro Sette, e che sarà rappresentata fino all’8 maggio. Il mediano di spinta è il ruolo nel calcio e anche nella vita di chi scompare di fronte ai cosiddetti protagonisti ma che, con un lavoro oscuro e misconosciuto, permette agli attaccanti di fare gol. La solitudine del mediano forse è ancora più forte e si caratterizza sin dalla prima gioventù quando per ore gioca da solo facendo sbattere la palla contro il muro o contro la saracinesca suscitando le ire della vicina che non riesce a dormire.

Michele La Ginestra racconta una storia di amicizia con il suo “Caro Tino” a cui scrive una lettera dalla quale estrapoliamo qualche passaggio :” Così potrebbe cominciare la mia storia … la storia di un calciatore, ma anche quella di un marito, di un figlio, di un amico che, lontano da tutti, sta cercando se stesso! Non è facile trovarsi, ci vuole allenamento. Così come ci vuole per scriverti questa lettera … una lettera che sto preparando da più di 15 anni, che potrebbe servire per chiarire a me e agli altri il perché di molte cose … ma anche nello scrivere io mi sento un mediano! E come ben sai, i mediani non fanno la storia, i mediani sudano e basta “recuperano palloni e lavorano sui polmoni” … che poi è un modo più interessante per dire che non fanno niente di interessante … però, in questa storia, come nella vita, anche le cose meno interessanti possono sorprendentemente diventarlo ….”

La storia si snoda nel racconto di Marco Andreozzi che fa la scalata alle varie serie fino ad arrivare fino alla A grazie, secondo quanto dicevano i compagni di squadra, alle presunte raccomandazioni del suo amico Tino . Ma le presenze in campo sono rare e la panchina è il suo regno incontrastato e quando ha la possibilità di farsi valere e di far restare la sua squadra nella massima serie, sbaglia il rigore della sua vita. Andreozzi arriva fino in Mozambico per ritrovare se stesso. Tante le persone incontrate che sono rappresentate in scena attraverso le sagome realizzate da Camilla Cuparo: suor Genuflessa, l’allenatore Beppe, il bambino africano Augustinus che sogna di fare il calciatore, Caterina che lo tradisce con il compagno di squadra Mimmo Aiello. Il suocero, professore di lettere, che lo riempie di citazioni latine. All’inizio un po’ distaccato da lui ma che infine dimostrerà tutta la sua solidarietà per le sue disavventure.

Un vero e proprio spettacolo teatrale, arricchito dalla penna di Adriano Bennicelli, dalla regia di Roberto Marafante, e impreziosito dalla presenza in scena di tre musicisti, che accompagnano il racconto, punteggiandolo con le note di Antonio Di Pofi.

Un racconto divertente, emozionante dedicato al grande “Ago”, Agostino Di Bartolomei, calciatore della Roma che decise di andare in paradiso il 30 maggio 1994, esattamente dieci anni dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool. Tino, è proprio lui, il caro amico a cui scrive la lettera che non arriverà mai al destinatario. Da lassù però egli la leggerà e guarderà sorridente questo splendido, divertente e insieme profondo monologo di Michele La Ginestra.

Scritto da Carlo Mafera


Il Quaderno di Nessuno: Recensioni Teatrali
Recensione di Cristiana CITTADINI

Titolo Spettacolo: MEDIANO DI SPINTA

Breve sinossi:
Il monologo di Michele La Ginestra porta in scena un uomo come tanti che si confronta con le pro-prie aspirazioni, i propri amori, le proprie sconfitte e con un foglio bianco sul quale si gioca un’altra partita, quella di riuscire a vincere le resistenze a scrivere una lettera indirizzata ad un amico “famoso giocatore”, che ha combattuto la propria battaglia con le proprie debolezze.

Elenco principali attori: Michele La Ginestra; Regia: Roberto Marafante

Recensione

E’ la storia di un giocatore la cui presenza in campo, a causa anche della mancanza di particolari doti calcistiche, non verrà notata dai compagni di squadra ma, cosa ancora più disonorevole, non risulterà meritevole neanche di attenzione da parte degli avversari. Dai caldi pomeriggi estivi trascorsi a giocare a pallone in strada, all’esordio nella Roma Primavera, passando per il matrimonio con Ca-terina, fino all’arrivo nel Cesena. Una storia di calcio, di amore, di amicizia e purtroppo anche di solitudine, quella che soffre il mediano a centrocampo. Andreozzi arriva fino in Mozambico per ri-trovare se stesso. E scrivere finalmente a Tino.
Il monologo di Michele La Ginestra porta in scena un uomo come tanti che si confronta con le proprie aspirazioni, i propri amori, le proprie sconfitte e con un foglio bianco sul quale si gioca un’altra partita, quella di riuscire a vincere le resistenze a scrivere una lettera indirizzata ad un amico “famoso giocatore”, che ha combattuto la propria battaglia con le proprie debolezze.
Alla fine quella lettera verrà scritta e con essa verranno vinte quelle ritrosie alle regole grammaticali circa il corretto uso della punteggiatura, che simpaticamente lo tormentavano.
E con essa viene vinta anche la ritrosia, che accomuna molti, nel non riuscire a confrontarsi con i propri sentimenti nel timore che questi possano essere in qualche modo non rispettati.
Il monologo si sviluppa lungo una storia che vede la presenza di otto sagome, disegnate da Camilla Cuparo, che rappresentano altrettanti personaggi, come la moglie traditrice, l’allenatore sanguigno, la suora severa ma bonaria, la vivace genuinità di un ragazzino di un villaggio africano, il suocero, professore di lettere, inizialmente tanto distante da lui ma che si dimostrerà quello più vicino ed altri, tutti impersonati dallo stesso La Ginestra, il quale oltre a manifestare una notevole padronanza nell’uso dei dialetti, riesce con superba maestria e grande capacità a trasformare delle semplici sa-gome inermi in dei veri e propri personaggi.
Lo spettacolo è accompagnato in sottofondo dalle note suonate dal vivo da tre musicisti, Federica Rizzo (viola), Carla Tutino (contrabbasso) e Stefano Calderano (chitarra), che eseguono le musiche originali di Antonio Di Pofi e si inseriscono apparendo di volta in volta da dietro un velatino grazie al sapiente uso delle luci, riuscendo a creare un gradevole clima intimista che valorizza ulteriormente l’intero spettacolo.
Un racconto divertente, emozionante dedicato ad Agostino Di Bartolomei, calciatore della Roma che si è suicidato il 30 maggio 1994, esattamente dieci anni dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool. Che poi è Tino, il caro amico a cui scrive il messaggio che non giungerà mai a destinazione.

Published in Quaderno di Nessuno: Recensioni Teatrali, maggio 2011, Volume 2011, No. 69

Michele La Ginestra torna al monologo con “Mediano di spinta”, testo scritto a quattro mani con Adriano Bennicelli. È la storia di Marco Andreozzi, mediano di spinta, che ripercorre la sua vita di calciatore mentre è impegnato a scrivere una lettera all’amico Tino, missiva che vuole sia perfetta. Dai caldi pomeriggi estivi trascorsi a giocare a pallone in strada, all’esordio ne

lla Roma Primavera, passando per il matrimonio con Caterina, fino all’arrivo nel Cesena. Una storia di calcio, di amore, di amicizia e purtroppo anche di solitudine, quella che soffre il mediano a centrocampo. Andreozzi arriva fino in Mozambico per ritrovare se stesso. E scrivere finalmente a Tino. Tante le persone conosciute che entrano in scena attraverso delle sagome realizzate da Camilla Cuparo: da suor Genuflessa all’allenatore Beppe, dall’africano Augustinus che sogna di fare il calciatore, a Caterina che lo tradisce con il compagno di squadra Mimmo Aiello. Fino al suocero, professore di lettere, inizialmente tanto distante da lui ma che si dimostrerà quello più vicino.

Un racconto divertente, emozionante dedicato ad Agostino Di Bartolomei, calciatore della Roma che si è suicidato il 30 maggio 1994, esattamente dieci anni dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool. Che poi è Tino, il caro amico a cui scrive il messaggio che non giungerà mai a destinazione.

Il racconto, diretto da Roberto Marafante, è accompagnato dalle musiche di Adriano Di Pofi eseguite in scena da Federica Rizzo alla viola, Carla Tutino al contrabasso e Stefano Calderano alla chitarra. Curiosità: l’aiuto regia è Morgana Giovannetti, la baby imitatrice del Bagaglino negli anni Novanta.

[emanuela dolce]